Testi Critici
Esposizione "Pennelli e caffè"
Il titolo della mostra è "Pennelli e caffè" ed esso in fondo esplicita la concezione pittorica della nostra autrice, quasi a volerci suggerire la sua voglia di dipingere la quotidianità della vita, quella di tutti i giorni, la sua ma anche la nostra vita, proprio quella che fluisce, che scorre intorno a noi, che ci avvolge, spesso nostro malgrado, che ci intriga e ci costringe, ad un certo punto, a fermare un momento la nostra attenzione su quel particolare, su quell'attimo, molte volte fuggente, che ci può rivelare un significato profondo: ed è proprio in quell'attimo, quel particolare, quella scheggia di esistenza che Anna Azzalini ferma sulla tela, che Anna riesce a bloccare per sempre in un gioco, talora spietato, di linee e di colori, di corpi e di oggetti, di sensazioni e di ricordi.
Ed ecco che si contempla un amore che ha deluso, si osserva un gatto oziare sul balcone, si sente la pioggia che cade non solo sul davanzale, ma anche sulla nostra anima, si avverte che quella canzone, così piena di ricordi e di significati, ci sussurra di un tempo ormai sopito: Anna Azzalini ritrae tutto questo, mediandolo con le sue sensazioni cromatiche, con i suoi colori umorali, con i tratti decisi e suadenti della sua mano, con la profondità che i suoi occhi sanno scovare nelle immagini del tempo.
Contemplando i quadri di questa mostra, scoprirete che Anna stessa ne è la protagonista, è lei che ci vive, ci palpita, ci soffre, ci sorride, è lei in fondo che nei suoi quadri osserva noi e ci invita a riconoscere nelle sue sensazioni, nei suoi oggetti, nei suoi momenti di euforica leggerezza o di statica intensità, le nostre sensazioni, i nostri momenti di vita.
In questo itinerario ideale di una giornata di donna e di una mostra di una pittrice, troviamo le opere di una artista, ma soprattutto la tranche de vie di una donna, che si rivela a tutti noi con la sincerità ed il coraggio non di chi crede nella cose che fa, ma di chi fa le cose in cui crede.
La pittrice si contraddistingue per una personalissima sensibilità e la sua arte è rispondente all'impulso creativo che, nel fluire nelle ore di un giorno qualunque, spinge a bloccare nella mente quella immagine, quel particolare, quel volto, finalmente emersi dal buio dell'inattuato, ed a prendere forma, colore, vita sulla superficie del foglio o della tela.
Il risultato finale è esposto intorno a voi.
6/XI/1993 Ezio Gallo
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PROFUMO DI BOSCO E DI ADOLESCENZA
LE AMICHE
Affacciata al davanzale, Anna Azzalini percepisce - e assorbe - la visione del verde, che si allontana e si sostanzia in piccole macchie di colore, vapori sottili e trasparenti: è realtà e sogno al tempo stesso.
E l'interno della finestra si colora in azzurro, un po' di cielo è penetrato nella stanza.
Si espande di frequente, nei dipinti di Anna Azzalini, questo sapore di bosco, del Pian del Cansiglio, dal quale ha origine la sua famiglia, "Il prato si stendeva nell'umida luminosità del mattino..." annota Marlen Haushofer, tra gli scrittori preferiti della nostra artista, e si rinnova in lei quella sensazione.
" Primavera" che cosa vuol dire per Anna Azzalini?
E' l'infanzia, l'adolescenza, che non si identifica nell' "età breve", ma continua , idealmente, nei ricordi, ma anche nei modi di essere, di guardarsi intorno.
Anna Azzalini guarda, quasi con stupore, le fanciulle che le ricordano la sua adolescenza: visi limpidi, delicati, esaltati da tratti scuri, linee quasi aggressive, estemporanea cornice a mettere in risalto la dolcezza dei loro lineamenti, dei loro atteggiamenti.
Accompagna l'attenzione alla figura, una profonda introspezione psicologica.
Torino, 20 aprile 1994 Aldo Spinardi
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Spazio espositivo TeArt - Torino
Corriere di Torino e della Provincia
La necessaria e naturale reazione al razionalismo illuminista produsse a suo tempo l'epopea romantica, movimento che privilegiando le "ragioni del cuore" riportò di attualità il concetto che all'uomo il solo pane non è sufficiente. E oggi, in questo clima di consumismo quasi disperato, possiamo ben dire che non ci è possibile vivere di sola tecnica: l'ipotesi dell'avvento di un neoromanticismo non è per nulla azzardata.
Una parziale, timida conferma al fatto che potrebbe avverarsi questa previsione si può vedere nelle opere di Anna Azzalini, originaria di quella terra veneta che tanti Maestri ha dato alla nostra storia dell'arte; la pittrice presenta un gruppo di quadri omogeneo, agile, sereno, ben distribuito fra gli spazi della Galleria dal buon gusto di Gabriella Moltoni.
Anna Azzalini, alla sua terza mostra, rivela doti non comuni: prima di tutto un lavorare che non conosce soste, il possedere già un suo stile, le tonalità di colore e gli accordi espressivi ricorrenti sempre in grado di sorprendere, l'attenzione al disegno e al colore, non privilegiando mai l'uno a scapito dell'altro.
Torino, 28 maggio 1994 Cesare Cafasso
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Spazio espositivo Promotrice delle belle Arti Torino
ANNA AZZALINI
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UN AFFRESCO DEL TEMPO
Il mare è una miriade di spade e un profluvio di povertà.
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Il mare è un antico idioma che non riesco a decifrare.
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Nel suo fondale l’alba è un timido muretto imbiancato.
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La luna nuova s’è avvinghiata a un pennone.
Jorge Luis Borges
Nell’opera di Anna Azzalini risiede il senso di una stagione creativa che, dopo un lungo e appartato impegno, si dipana ora come un’avventura, un viaggio attraverso il giorno, una profonda e pulsante volontà di tradurre un’idea in tenui cromatismi, immagini e luci affioranti dal silenzio.
I suoi quadri hanno una cadenza dettata dal valore dell’esistenza, da sofferti accadimenti, da scansioni compositive che esprimono testimonianze, documenti, narrazioni struggenti e pervase dall’incanto dei volti, degli oggetti, dei frammenti di una società inquieta e inquietante. Lo spazio della tela diviene il luogo di un’appassionata narrazione, di figure femminili, di «voci occidentali». Più che descritto, ogni elemento rappresenta una propria ragione d’essere, un aspetto particolare, una leggerezza e un’immateriale qualità figurale. Nulla è casuale, ma ogni segno graffito, ogni lettera di un antico alfabeto, ogni macchia di colore, assume l’essenza di un personalissimo diario, di «mani che parlano», di una scrittura profondamente incisa nella storia.
Azzalini fissa brandelli di impressioni figurali, utilizza carte finissime per creare «tavole» che raccontano di popoli migranti, di finestre sul mondo, di uno spazio circoscritto dalla linea.
Una linea che descrive una «Maternità» o un’imbarcazione a vela quadrata o, ancora, il mare di Lampedusa con le carte di identità e le fotografie dei dispersi, le lettere, i resti di vestiti di uomini, donne e bambini, che dopo aver attraversato i paesi dell’Africa non hanno mai raggiunto le coste di una cercata e insperata salvezza.
La tela diviene la superficie di un muro con inciso «Io non ti amo è questa la tragedia», con l’intersecarsi di mani che urlano la disperazione, chiedono aiuto, accolgono una umanità in fuga dalla realtà. E sono mani che evocano un tempo di annunci nelle rarefatte atmosfere dell’alba, trasformano l’attesa in una visione e la visione nella certezza che «Dio accudisce i disperati».
Il mare e gli occhi e una citazione da Ernst Gombrich sulla genesi dell’arte, stabiliscono una corresponsione tra il gesto rattenuto e contemporaneamente fluido della Azzalini con il racconto sul «Pesce San Pietro», con le immagini segrete delle catacombe, con l’inesausta vicenda di una donna. Una donna e il suo essere parte integrale e determinante di un discorso sul futuro, sulla musica, sulla poesia di un fondo intessuto di segni, di sogni inconfessati, di profili dinanzi alle onde che inseguono incommensurabili orizzonti.
E in questa trama prende forma un gesto che è rivelazione, fondo astratto, luce che riaccende le stagioni dell’esistere.
Angelo Mistrangelo
Per la mostra NEL SEGNO DI VOCI ERRANTI hanno scritto
- Gian Giorgio Massara per CORRIERE dell’ARTE 23 maggio 2014
“La figura è scelta – per essere successivamente interpretata – da Anna Azzalini che tende a renderla evocativa o meditata. A un rincorrersi di voci erranti in opere quali Gli abusi, di delicata gamma cromatica, fa riscontro l’incombere della notte misteriosa nella tela E’ questa la tragedia: le luci infrangono la superficie scura del dipinto mentre le nere colate di colore simboleggiano umane tragedie”.
- Fabrizio Legger per ARTE E RECENSIONI - MONVISO 6 giugno 2014
“Tra contemporaneità e mito, echi del mondo classico e tragedie mediterranee dei nostri giorni, navigano le opere di Anna Azzalini, capace di fissare sulla tela momenti di vita ma anche echi di ciò che siamo stati. Una pittura coinvolgente, che non lascia indifferenti”.